martedì 12 giugno 2012

Hip Hip Urra'


Nella regione nord occidentale di Cordoba, 30 kilometri a sud del municipio di Tierralta, può capitare d'imbattersi in una distesa d'acqua vastissima, un lago del quale si fatica a riconoscere i confini a che di primo acchito lascia senza fiato. Come tante altre cose al mondo, la represa di Urra' è una di quelle realtà che dietro ad un aspetto accattivante ed affascinante celano vicende ben piu' torbide e che possono fornire dei tristi esempi di come la costruzione di imponenti infrastrutture può tradursi in imbarazzanti, quanto irreparabili casi di sfruttamento delle risorse naturali e di devastazione del territorio.
Le opere della centrale idroelettrica di Urrà sono iniziate nel 1993 ma già dal 1949 il Governo Nazionale aveva identificato nella conca del Sinu il luogo ideale per  poter sviluppare il progetto grazie al potenziale energetico del fiume. Il Rio Sinu è uno di fiumi più importanti della Colombia e nasce nel Parco Nazionale Naturale del Parmillo, considerato dall'Istituto Nazionale per le Risorse Naturali (INDERENA) che lo creo nel 1977 un ecosistema strategico per la regolazione climatica  e il ricircolo d'acqua dolce. Dalla sua fonte il Sinu scorre per 350 kilometri fino alla sua foce nel mar Caribe, attraversando territori tradizionalmente abitati da comunità campesine ed indigene, e che nei secoli è funta da rifugio per schiavi e popolazioni perseguitate. In particolare nella conca del Sinu vivono le comunità indigene Embera Katiò, ovvero 4256 distribuite in 24 villaggi regolamentati da autorità locali che riflettono l'ubicazione territoriale o i nuclei familiari allargati. Queste popolazioni praticano un'economia di sussistenza che poco lascia ad una commercializzazione esterna.
Per costruire la represa, nel 1999 sono stati inondati 7417 ettari di terra, tutti appartenenti al Parco Naturale e alla Riserva Embera Katio creata curiosamente solo un anno prima dalla Corte Costituzionale. A poco sono serviti nel corso degli anni novanta i numerosi avvisi delle comunità indigene che denunciavano i rischi ambientali e socio-economici ai quali l'inondazione della conca li avrebbe messi in contro: i lavori di costruzione della represa proseguirono incessanti nonostante, e grazie, i molteplici passaggi d'incarico e rimbalzo di responsabilità tra autorità statali ed imprese private.
La vicenda della represa di Urra' infatti, si è susseguita in maniera tutt'altro che regolare. Nel 1979 Interconexion Electrica S.A assunse l'incarico per il “Progetto Idroelettrico di Urrà” salvo cederlo nel 1982 alla Corporacion Electrica de la Costa Atlantica (CORALECA). Nel 1985 CORALECA iniziò i preparativi per la costruzione della represa ed il Governo Colombiano nel 1990, dopo aver dichiarato la conca del Sinu territorio d'interesse pubblico e sociale, approvò il progetto multiproposito Urrà e costituì la impresa URRA S.A, la quale avviò le pratiche per ottenere la licenza ambientale da INDERENA,  che gliela concesse 3 anni dopo nel 1993.
Parallelamente all'aiuto per accelerare la trafila burocratica per la costruzione della  centrale, il Governo Colombiano paradossalmente si mosse anche in direzione delle comunità indigene. Attraverso la Costituzione Politica del 1991 infatti, lo stato riconobbe i diritti degli indigeni alla auto determinazione e all'autogoverno del territorio. In aggiunta, dallo stesso anno lo stato  lo stato si obbligò a consultare preventivamente i gruppi etnici locali ogni qualvolta che le misure che intraprese dallo stesso vanno ad influenzare direttamente le comunità. Il caso ha voluto che questa obbligazione venisse sancita un anno dopo il consenso per il progetto di Urrà e che durante quegli stessi anni in nessuno degli studi effettuati per la costruzione venisse menzionata la presenza delle popolazioni indigene e campesine in quella zona. Kimy Pernia Dorucò, leader embera katiò ucciso nel 2007 dalle AUC per ammissione di Salvatore Mancuso (uno dei più importanti capi paramilitari demovilizados), dichiarava a scanso di ogni dubbio che in quegli anni gli addetti ai lavori passavano i loro territori per fotografare l'area senza fermarsi ed interpellare la popolazione locale.
Successivamente alla mobilitazione dei leader indigeni nel 1994 l'Organizzazione Nazionale Indigena di Colombia (ONIC) conseguì la firma di un accordo con l'impresa URRA S.A per la seconda fase del progetto. Tale accordo impegnava l'azienda a consultare prima di ogni operazione le autorità indigene da lei designate e a compensare l'impatto della centrale con il piano che venne denominato Plan de Etnodesarollo. Tra i punti dell'accordo, delineati in maniera definitiva nel 1996, comparivano il finanziamento del Plan fino al 2000 e il miglioramento dei trasporti ittici nella zona. Tuttavia, la mancata efficacia della rappresentanza indigenza designata dall'azienda portò URRA S.A ad interrompere l'accordo solo un anno dopo, nel 1997. Questa decisione venne appellata alla Repubblica nel 1998 e la Corte Costituzionale nel novembre dello stesso anno dichiarò irregolare il processo di ottenimento della licenza ambientale da parte di URRA' S.A per via dell'assenza di consultazioni con la popolazione locale. Nel medesimo contesto, la Corte dichiarò irreversibili i danni causati alla comunità indigena e l'obbligo per l'impresa di indennizzare la popolazione in maniera da garantire la sua sopravvivenza nel lungo periodo.
Nonostante la sentenza della Corte, nel 1999 la conca del Sinu venne inondata e l'anno successivo la represa venne messa in funzione. Ad oggi, passati 12 anni, è possibile affermare che la creazione della centrale ha portato: alla salatura dell'estuario del Sinu; all'abbassamento del livello dell'acqua del fiume; alla scomparsa di diverse specie di pesci il cui ciclo riproduttivo dipendeva dalla loro libera risalita del rio. L'inondazione ha significato la deforestazione di tutta l'area della represa e l'aumento di malattie dovute all'acqua stagnante. Non di meno, i mutamenti nell'alimentazione della popolazione locale non sono stati compensati dalla libera fruizione di altri beni alimentari in quanto la via d'accesso alla represa per le merci provenienti da Tierralta è il porto del Frasquillo, sotto totale controllo militare.
Se mai esistesse una giustificazione plausibile a tutto ciò la si potrebbe riscontrare nel motivo per il quale questa represa è stata costruita: la produzione di energia elettrica. Eppure la centrale di Urrà produce solo il 3% dell'energia colombiana (340 MW contro i 9800 del totale nazionale) e ironicamente indigeni e campesinos continuano a cenare ogni sera a lume di candela.


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