lunedì 20 agosto 2012

Se acabo´

Sono in areoporto, fra pochi minuti mi imbarco sull'aereo che mi riportera´a casa. Come mia usanza non ho dormito, ho preferito ballare fino alle sei del mattino il forro´con alcune persone conosciute nell'ostello di Pipa.
Non so che dire, e´una sensazione strana. Negli ultimi cinque mesi sono stata abituata a raccontare di me e delle cose che mi succedevano attraverso questo blog percio´preferisco dirmi che lo sto solo mettendo in stand-by, che non passera´tanto prima che io torni a scrivere di un paese, delle sue persone, della sua pólitica, della sua musica.
Corro a fumare l´ultima sigaretta, ma prima voglio provare al volo a scrivere i nomi delle persone che ho conosciuto in questo ultimo mese di viaggio, cosi´, pérche la mente e´strana e puo´darsi che l´Italia mi rincoglionisca tanto da farmeli dimenticare:
Thom
Josephine
Costantine
Luis
Carlos
Thomas
Maggy
Diego
Raphael
due ragazze austriache
Paul
Catarina
Diane
Marco
Pex
Diego
Omolo
Domenic
Julian
Valchiria
Grbriela
Matt
Yael
Miro
Yuri
Harm
Angela
Daviña
una serie interminabile di ragazzi e ragazze con cui ho ballato

sicuro che ho dimenticato qualcuno, magari i loro nomi, sicuramente non i loro volti, le loro risa, le loro voci.
http://www.youtube.com/watch?v=Hn7WsSQhu_8

venerdì 17 agosto 2012

Praia do Amor

La partenza e´dietro l´angolo, una parte di me ancora non ci crede che tra pochi giorni i miei piedi calpesteranno un terreno italiano. Da una parte l´immenso piacere di rivedere il mio cane, i miei amici, la "famigghia"; dall´altra una malinconia preventiva che mi assale ogni qualvolta mi penso a Bologna in autunno, ogni qualvolta mi fermo a parlare con altri ragazzi che magari sono solo a meta´del loro viaggio. Ora ricordo gli occhi persi verso il Rio di Thomas, il francese sulla barca per Manaus; quando l´ho conosciuto gli restava una settimana al fronte di un anno in giro per il mondo, per non buttarsi giu´gia´pianificava il suo trasferimento a Barcellona per lavoro nel giro di sei mesi; E cosi´e´per tutta la gente vagabonda che ho inocontrato finora, ognuno con gia´in testa la prossima meta, come i surfisti che da queste parti non terminano di cavalcare un´onda che gia´stanno guardando alla prossima che arriva.
I surfisti... qui a Pipa ce ne sono davvero a decine, tutti sulle loro tavole aspettando l´onda piu adatta ai loro standard. Ieri ho passato tutto il giorno ad osservali mentre si avvitavano tra le increspature dell´acqua, ogni volta tornando al largo con una costanza e una devozione degna di una medaglia. Io non sono attratta da questo genere di sport, mi piace osservarli ma non credo sarei in grado, non  penso sia pigrizia: solo attitudine. Ho nuotato coi delfini, questo si´, c´e´una spiaggia in cui i delfini arrivano due volte al giorno a seconda del mare e della marea, all´inizio non ci credevo ma poi, quando una coppia di flipper mi e´saltata a tre metri ho dovuto ricredermi.
Nonostante Pipa sia piu´turistica e piu´trafficata di Jeri, ha  un legame con il mare, con le sue creature e i suoi tempi che non ho mai visto da nessuna parte. Quando arrivi la prima cosa che fanno e´ darti in mano la mappa delle spiaggie e gli orari delle maree, alta e bassa, per ogni singolo giorno dell´anno. Non farci caso significa restare bloccato in una spiaggia sull´oceano Atlantico, e qui a Pipa il paesaggio e´ molto piu´aspro rispetto alla costa di Maranhao. Ricorda molto il sud del Portogallo. Palme che si affacciano su rocce a picco sul mare. Onde che possono raggiungere i cinque metri in venti minuti.  Ieri pero´ mi sono arrischiata e sono andata in una spiaggia di notte, Praia do Amor; una ragazza che lavora nell´ostello mi ha detto che c´era la festa di compleanno di un suo amico e che avrei dovuto unirmi.
Quella di ieri sera e´stata l´ennesima conferma a quanto diceva il saggio africano: a volte le risposte alle domande che ci facciamo arrivano nel momento in cui cessiamo di cercarle. La domanda era: ma nella costa Brasiliana e´vero che e´tutto un misto tra musica, rituali tribali nella foresta e spiaggie bianche e deserte incontaminate? Risposta: non e´tutto cosi´, ma puo´essere cosi´e quando e´cosi, e´magico, qualcosa che nella tua vita difficilmente ritroverai.
Sono arrivata alla Praia verso le undici, ieri era luna nuova percio´il buio,se non fosse stato per le nuvole piene di umidita´, impediva di distinguere tra cielo e mare. Davanti a me un sentiero di lanterne ricavate da alcune bottiglie di plastica tagliate. Quando arrivo sono un po´imbarazzata, non parlo una parola di portoghese percio´posso solo comunicare in spagnolo, dopo un po´arriva una coppia di raggazze con una bambina che avra´avuto 5 anni. Monatano una tenda vicino ai due ombrelloni bianchi che proteggono il mixer , la chitarra e il tamburo. In sottofondo musica di dijiridoo e djambe´. Arriva Wilson il festeggiato: "Ciao io sono Wilson, questa e´la mia festa di compleanno, siete arrivati un po´presto, comunque tra poco si mangia, nel frattempo se volete prendere una birra o una caipirinha, fate pure come se foste a casa vostra. Solo cercate di stare attorno al fuoco. Qui attorno e´pieno di uova di tartatarughe marine e anche se non e´stagione e´sempre meglio evitare di distruggere eventuali buchi dove depositano". Wilson mi parla in brasiliano ma facendo attenzione a scandire bene le parole, poi mi presenta ad un ragazzo, li´per li´non faccio caso alla sua vena folle ma noto che in un lobo, al posto di un orecchino ha infilato una piuma di traverso, come usano alcuni indigeni dell´Amazzonia.
Il ragazzo mi guarda e mi chiede se voglio una caipirinha, io annuisco e lui mi fa cenno di seguirlo dirigendosi verso la foresta che si inerpica sulle pareti della spiaggia. Forse alcuni potrebbero pensare che e´inprudente seguire uno sconosciuto in un bosco in Brasile, ma uno nella vita va anche a sensazioni e questo tipo era strano ma non cattivo. Ho fatto bene perche´lo spettacolo che mi sono trovata davanti era degno di un racconto. Dopo aver camminato per cinque minuti nel sentiero buio, con solo la sua ruvida mano nera come guida ho intravisto delle luci, ed ecco che inaspettatamente mi sono ritrovata in un rifugio segreto, fatto da un tetto di paglia, una piccola cucina economica, un frigorifero. Alcune assi di legno e lavagna erano state tagliate per ricavare un piano d´appoggio alto quanto un angolo bar. I ceppi delle radici secche delle piante della zona, che sembrano delle mani in attesa della carita´, utilizzati come porta utenisili. Una panca, alcuni sgabelli e una doccia all´aperto. Il ragazzo e´troppo fuori per poter parlare lento ma reisco comunque a capire qualcosa. Questo e´il suo rifugio perche lui e´il guardiano della spiaggia chesi trova in un'area protetta del ministero dell´ámbiente. Il governo invece che pagare la forestale paga lui ma soprattutto gli consente di vivere li´in mezzo al bosco, a patto che lui si assicuri che nessuno deturpi la zona.
 Si mette a tagliare un cocco e mi chiede di prendere il ghiaccio dal frigo, assisto alla preparazione del cocktail piu´assurdo del mia vita attonita, grata per essere in quel posto in quel momento. Acier, cosi´si chiama il ragazzo, si ferma di colpo. Mi guarda dritto negli occhie e mi dice: ti faccio un regalo. Prende una candela e qualcosa da una cesta di paglia e mi chiede di seguirlo. Camminiamo qualche metro ancora nel bosco e arriviamo ad un altare. Gli accendo la candela, lui la ripone sulla pietra ed e´allora che noto qualcosa di veramente strano: due ciotole piene di pop corn. Acier mi prende le mani e mi dice che questi tre semi che mi sta donando sono come la lampada di aladino; di notte per tre volte, posso esprimere tre desideri e aspettare che si avverino. Dopo di che devo donare quei tre semi ad un altra persona. E´una follia per molti, per lui no, come non e´folle chinare il capo davanti alla candela che illumina i pop-corn e dire grazie prima di congedarsi da quel luogo.
Quando torniamo alla cucina nascosta arrivano le due ragazze della tenda, sono assieme a Wilson che prontamente chiede ad Acier di fare un cocktail anche per loro mentre lui rolla una canna di erba. I cocktails ci vengono serviti in una mezza noce di cocco, a noi ragazze Acier aggiunge anche una mezza fetta dárancia e un fiore. E´forte, molto forte, ma il latte che ha aggiunto serve a mitigare la vodka. E´una situazione surreale, io e le due ragazze argentine continuiamo a guardarci incredule, come a dire: che spettacolo. Finito di fumare, Acier mi prende il cocktail e lo da in mano ad una delle altre due ragazze, gli servo per portare alla festa una pentola piena di riso e pesce che lui ha cucinato. Cosi´eccomi li´, che attraversavo il sentiero nel bosco con una pentola bollente in mano, ad una festa di sconosciuti alla quale ero arrivata da meno di un´ora.
Il resto e´la storia di una festa splendida su una spiaggia a Pipa, con una tavola da surf impiantata nella sabbia a segnalarla, musica reggae, caipirinhas, stelle ed erba. Non mi sono trattenuta piu´che tanto, davvero non conoscevo nessuno e in parte non volevo abusare del Fato che era gia´stato abbastanza gentile da avermi fatto vedere qualcosa che la gente che viene a Pipa non vede.
Quasi sono tentata a non metter piu´il naso fuori fino alla mia partenza per ritornare con il ricordo immacolato di quella che e´stata decisamente la sera piu´assurda vissuta finora in questo paese. E poi ho altro a cui pensare, tre desideri, con la certezza che si avvereranno in maniera indelebile. Sembra una stupidaggine ma provate  a pensare a tre cose che siete sicuri di desiderare, ora  e sempre, nella vostra vita.

http://www.youtube.com/watch?v=usksH8B07do

martedì 14 agosto 2012

Lost in Jeri, wasted in Fortaleza



Scrivo dall´ínternet point della Rodoviaria di Fortaleza. Ho appena salutato Diane, la mia compagna di viaggio olandese che e´stata con me nelle ultime due settimane. Ieri sera per festeggiare la nostra ultima notte assieme siamo uscite con Yahel, una ragazza israeliana che vive a New York. P. E´stato surreale perche´ per la prima volta dal mio arrivo in america del sud, ho sentito della musica elettronica ed ho visto dei brasiliani in difficolta´nel ballare. Onestamente mi sono sentita a disagio, non voglio fare un commento da radical chic del cazzo ma: che senso ha attraversare l'oceano per trovarti in un bar che potresti tranquillamente trovare a Ibiza o a Marina di Ravenna? Cosi´mentre le altre ballavano io mi sono messa a chiaccherare con Bask e Simeon, due ragazzi del posto che fanno artigianato; Simeon e´di Florianopolis e li´ha una scuola, quando non e´stagione di wave surf si mette a viaggiare e fa collane con tutto cio´che trova, riesce a guadagnare fino a 300 reales a sera. Bask dipinge a mano delle magliette stupende, mi e´dispiaciuto non avere i soldi per comprargliene una, non hanno nulla a che invidiare a quei disegnetti  minimal che piacciono tanto ai  ragazzi italiani.
Quando ha iniziato ad illuminarsi il cielo ho raccattato le mie compagne di venture e le ho trascinate in spiaggia, volevo fare il bagno di notte nell´oceano ma ormai il giorno stava prendendo piede,  La Praia principale e´protetta alla sua sinistra da un´immensa duna  che si sposta come si sposta il vento e dalla quale si dice che si vede uno dei tramonti piu´belli di tutto il Brasile. Attorno alle cinque di pomeriggio, dalla Praia si puo´osservare un formicaio di persone che s' indirizza verso la montagna di sabbia ed incomincia a risalirla. E' un curioso fenomeno da osservare: in cento persone si riuniscono nel medesimo luogo per vivere un attimo che dovrebbe essere rubato al caos. In questi giorni non sono mai andata, ho sempre preferito osservare quelle formiche risalire il monte e godermi il tramonto dalla spiaggia, dove la gente del posto faceva l´ultima partita a calcio e la roda de capoeira aveva inizio.
Stamattina pero´ ci siamo ritrovate praticamente sole davanti alla duna spoglia e due ore che ci separavano alla partenza per Fortaleza. Cosi´ci siamo arrampicate e abbiamo visto il sole salire alle spalle del villaggio, in un atmosfera dai colori perlati, ghiacciati. Abbiamo sorseggiato l´ultima caipirinha al kiwi ridendo per nulla e poi, come foglie, ci siamo lasciate rotolare giu dalla scarpata fino alla riva. Ci siamo tolte i vestiti e ci siamo tuffate per levarci la sabbia. E´stato stupendo, intimo. Il modo migliore per lasciare Jeri e chiudere questo ennesimo capitolo del mio viaggio.
Lasciare prima Yahel e poi ora Diane e´stato triste, pero´credo che sia arrivato il momento per me per sperimentare davvero un po´della sensazione di spaesamento che ti da il viaggiare totalmente sola.
Fra sei ore ho l´autobus che viaggera´tutta la notte e mi portera a Praia de Pipa, tutto da rifare, almeno per questi ultimi sei giorni di viaggio. Non so davvero come sara´tornare ad una vita dove tutto e´piu´statico, stabile, familiare.

sabato 11 agosto 2012

Jeri-caipi-shaky

Dopo una notte in un squallido motel davanti alla Rodoviaria di Paranaiba sono approdata  a  Jeri, piccolo villaggio sulla costa attorniato da dune. Niente a che vedere con la purezza di Lençois ma ugualmente un posto magico dove comunque ci si può godere metri di spiaggia deserti. Ho trovato una pousada gestita da una buffa ragazza tedesca che ha sub-affittato il villino da un tale di Barcelona; e'una piccola comune, ognuno dà una mano, tutti i muri sono dipinti da lei con farfalle e fiori, amache dovunque. Angela, così si chiama la ragazza, mi ha chiesto  se voglio stare qui e dare un mano in cambio dell'alloggio gratis e un pasto. Ci sto pensando, il Brasile e' molto piu' caro di quello che mi aspettavo e ho deciso di fermarmi un paio di giorni in più' qui, per fare il viaggio fino a Fortaleza con Diane, la ragazza olandese con la quale sto viaggiando. Così la proposta di Angela cade a fagiuolo.
Qui si sta bene, la brezza dell'Atlantico rinfresca ventiquattro ore su ventiquattro e ogni sera, al tramonto, c'è una roda di capoeira sulla spiaggia, è capoeira regional dove l'arte marziale è visibile ad occhio nudo.
I tempi sono più' rilassati, si esce a mezzanotte e si va in quella che chiamiamo caipi-street e che altro non è che un susseguirsi di chiringuitos che fanno ogni genere di shekerato con la frutta. Ho fatto amicizia con una ragazza di New York che fa agopuntura e piano piano mi sto convincendo a provare.
E'strano sono qui da tre giorni ma mi sento già a casa, e' una sensazione nuova dopo tutti questi mesi  sempre con la sesazione di essere in prestito, finalmente qui mi sento più a casa come, e capisco quanto le relazioni con le persone con cui convivi il tuo quotidiano influenzino il tuo benessere interiore.
Stasera e'sabato : notte di forro', il ballo di coppia del posto. Sono capaci di andare avanti fino alle sette del mattino, io francamente dopo un po' mi stufo, trovare un ragazzo brasiliano che sia alto almeno quanto me e'praticamente impossibile e percio mi tocca nascondermi in un angolo per evitare che ogni 5 minuti qualcuno venga a chiedermi di ballare.
Ogni modo potrebbe essere l'ultima volta che ho occasione di ballarlo in questo viaggio quindi mi applicherò, chissà magari una caipirinha al melone dal mio barman di fiducia, soprannominato shaky carlos, mi aiutera' ad essere più' sciolta.

martedì 7 agosto 2012

da Saõ Luis a Lençois Maranhenses

Questo viaggio sta continuando con una rapidita´che mi terrorizza. A volte cerco di spegnere il faro del signor futuro che come un tarlo inizia a forarmi la coscienza in cerca di risposte. Ci sono luoghi come Saõ Luis dove farlo e´semplice, una piccola Barcelona sull´Atlantico che ogni sera offre uno spettacolo diverso e dove la gente la si conosce con una facilità imbarazzante. E' in citta´come queste che capita che conosci i tuoi futuri compagni di viaggio in un ostello, come le due ragazze che mi hanno seguito fino alla riserva naturale, oppure che i musicisti reggae ti fermino per strada per proporti di andare a questo piuttosto che quel concerto il giorno successivo. Tutto scorre; tutto, volendo, ti dà modo di non pensare.
Poi pero´arriva il momento della despedida e le cose, si sà, hanno il loro perche´. Percio´ti ritrovi in uno di quei posti che l´uomo non ha ancora plasmato seconodo le sue necessità eccessive. Dove non esiste asfalto ma solo sabbia, palme e stelle. In questi posti il faro si accende con un bagliore quasi acciecante, e sempre in questi posti ti può capitare di ritrovarti a camminare per tre ore sulla riva di una spiaggia deserta. A pensare ad ogni affondare dei piedi nella sabbia fangosa che cosa vuoi essere.
Sei sola, attorno a te non c'è nessuno, né compagni di viaggio, né turisti, né locali: solo tu e l'ombra che precede chi cammina la mattina verso nord ovest. In quei momenti puoi dirti che vorresti solo poter continuare a viaggiare e a scrivere; puoi ammettere a te stessa che credi di non farcela perché in fondo non sei così brava. Mentre l'acqua si alza e ti appoggi la borsa sulla testa per passare tra le mangrovie pensi che non vorresti sentirti in colpa per questo, per non essere dentro gli schemi, per avere quasi 27 anni e non sapere cosa voler fare da grande, perche´non hai fatto ingegneria, non hai fatto medicina, non hai scelto perché sentivi la pressione di doverlo fare.
Le mangrovie si diradano e ti ritrovi in un sentiero tra l'erba arida, davanti a te si aprono delle colline di sabbia e ti accorgi che nel mentre pensavi, tu sola, sei comunque arrivata al deserto. Al cuore di quel parco, senza una mappa, solo andando dove le gambe ti portavano.
Continuo ad ignorare quello che la natura mi sta dicendo."Vorrei avere le palle", mi dico mentre mi avvicino alla sabbia bianchissima che crea le dune, vorrei avere le palle per fare come ha fatto Marco, che in questo posto ha aperto un a Pousada e una scuola di kite. Vorrei avere le palle per riuscire a fare quello che voglio fare, sbattendomene del fatto che per soppravvivere forse dovrò servire ai tavoli.
Cammino ed i piedi non affondano nei granelli di sabbia come mi sarei aspettata, le dune sono solide, forti più della spiaggia che mi ci ha portato. Arrivo in cima e mi siedo, ma una volta che appoggio il sedere mi rendo conto che la sabbia che arriva negli occhi mi costringe a strizzarli e a ridurre la visuale del paradiso che ho davanti.
"Non ha senso fare tutta questa strada per poi sedersi", ero in cima ad una duna nel deserto che si affaccia sull´Atlantico. Cosi mi sono alzata, ho aperto le braccia, ho dato le spalle al vento ed ho iniziato a guardare. E più guardavo e più sentivo viva. La testa era vuota, non c'erano voci che comandavano pensieri, non mi vedevo da fuori: ero libera.
Forse il mio essere "nomade", come dice la mia psicologa, è anche un tentativo costante di sfuggire agli schemi sociali, alle loro etichettature. Sono tante le cose che vorrei fare nella mia vita, e forse alcune riuscirei a farle anche bene, so che sarei una buona mamma, so che sarei una buona coordinatrice di progetto, so che so amare con tutta me stessa, so che l'incomunicabilità del dolore che mi provocano certe cose mi fa scrivere di pugno e arrivare  a chi mi circonda. Ma non ho lo slancio per dare a queste cose una sequenza. Per questo preferisco vivere alla giornata e al momento. La Colombia, tutto questo viaggio sono nati da questo tipo di condotta di vita.
In piedi sulla duna rifletto ad alta voce come al mio solito, mi accorgo che parlo spagnolo, che penso inglese e che sento in italiano. Mi lascio rotolare giù dalla collina di sabbia come quando da bambina le cose a casa andavano male e salivo sulla cima dell' albero per guardare le Due Torri che spuntavano tra i tetti, poi risalivo il prato della scuola materna e facevo i ruzzoloni.


Come dice Anna Politkovskaia: ¨la vita e´piu´complessa delle parole che cercano di spiegarala".

mercoledì 1 agosto 2012

Sempre tem jeito

"Ma dai questo e´un Ipod touch?"
"Eh si"
"E fa le foto?"
"Si"
"Fa vedere?"
(....)
"Ah che bello, ne faccio una?"
"Bho come vuoi"
Dialogo con Omolo il mio vicino di pc. 
Uomo con occhiale (foto a dx). 

Alla fine sono gia´ approdata a Saõ Luis de Maranhao. Avrei dovuto fermarmi una notte a Belem ma arrivata alla stazione degli autobus ho scoperto che ce ne era uno che partiva la notte stessa ed ho deciso di lanciarmici. Onestamente non vedevo l'ora di arrivare qui ed avvicinarmi il più possibile all'oceano.
Niente contro Belem, per carità, però fa troppo caldo per stare in una metropoli cosi´ed onestamente non e´che ci fossero chi sa quali musei o cose da vedere. Ho avuto il tempo per fare un giro verso la zona del porto, che in generale è quella che mi affascina di più in queste città. In più in questo porto finisce il Rio delle Amazzoni e avevo voglia di dire "ciao" al Rio; non voglio sembrare hippy ma questi mesi alla Comunità mi hanno dato un rapporto differente con la natura. Essere arrivata qui in aereo dopo quei giorni splendidi di navigazione mi è dispiaciuto.
Al porto ho trovato uno splendido e caoticissimo mercato all´aperto ed una serie di graffiti belli mimetizzati tra le pareti rovinate. Per il resto le strade erano stipate di gente e bancarelle di vestiti e costumi da bagno, sempre più kitsh, sempre più sgambati. Notevoli una serie di sexy shop che proponevano uno splendido completino intimo da Ape Maya; mi sono immaginata la faccia di un uomo italiano che va a pagamento con una di queste splendide e altissime signorine che si vedono agli incroci, salvo poi sentirsi dire: "E adesso tiro fuori il pungiglione". L´ho detta a Fra, non l`ha capita. Voi si vero?
Stamattina sono arrivata a Saõ Luis che erano le 9, arrivata in ostello sono morta a letto per qualche ora e poi sono andata a fare un giro. E´stupenda, ricorda l´Alfama di Lisbona. Azulejos da tutte le parti, piccole strade ciottolate e palazzi scoperchiati come piacciono a me. E´vero che è la città del reggae, lo si ascolta dovunque e stasera spero vivamente di andare a ballare in uno dei localini che ci sono.
Toccherà conoscere un po´di gente qui all´ostello e vedere se ho fortuna come nella settimana passata nell´incontrare persone con cui mi trovo bene e che son sulla mia stessa lunghezza d'onda.
Viaggiare comunque e´anche questo, conoscere persone nuove con le quali fare un pezzo di strada assieme, il sogno sarebbe riuscire ad incontrare qualcuno che va in direzione del Parco Naturale Lençois Maranhenses. Il viaggio fino a là dura due giorni, e sei in mezzo al deserto di dune intervallato solo da qualche villaggio percio´essere in buona compagnia aiuterebbe.
Chissa´se dovra´essere sara´. Altrimenti, come dicono qui: Sempre tem jeito! (Cé´sempre un modo).