sabato 28 luglio 2012

Down to the river



Alcune persone avrebbero trovato quattro giorni di navigazione sul Rio delle Amazzoni troppo pesanti. Viaggiare su una nave cargo, stipati nelle amache, cibo sempre uguale...io l'ho trovato magnifico.Il modo piu'bello per entrare in Brasile, con Il fiume che sembra un mare che fa da specchio a tramonti psichedelici. Un viaggio del genere o lo odi o lo ami. Le ore sono identiche, la caoticità in alcuni momenti è ingestibile, le persone sono fuori di testa, alle 8 nell'ora di punta sulla poppa della nave vieni impezzato come in piazza santo stefano ai vecchi tempi. I vecchi brasiliani bevono fino a star male giocandosi tutti i soldi a carte; i migranti di tutta l'America del sud ovest che viaggiano in Brasile in cerca di fortuna si passano segreti per tessere al meglio braccialetti o artesania da vendere per strada. Io ho avuto fortuna, ho incontrato alcune persone in viaggio come me con cui condividere quelle situazioni. Sembrerà eccessivo ma 4 giorni su una barca ti portano a dei livelli di confidenza con le persone che puoi non raggiungere con un compagno di corso. C'era Javi lo scroccone colombiano machista che ti guarda e ti dice:"A te ci penso io", con il quale ho passato ore a discutere di parità tra i sessi mentre lui mi faceva la cavigliera. C'era "l'anonimo belga", che sembrava Tanguy del film francese e che era stato designato come prossima vittima delle mire d'affari da Javi. E poi c'era Thomas, un ragazzo francese con il quale ho passato la maggior parte del tempo. Stava chiudendo un viaggio di un anno con la sua compagna Maggie. Le cose non erano andate proprio secondo i piani e così mentre lei passava le ore al piano inferiore a leggere, io e lui ci siamo raccontati dei reciproci viaggi  e delle nostre vite. Un giorno io , lui e Javi abbiamo rischiato di rimanere a terra perchè siamo corsi ad uno spaccio di un villaggio per comprare una bottiglia di cachasa. Quella notte io e Thomas siamo rimasti fino alle 4 di mattina a raccontarci aneddoti, a parlare di musica, a guardare il cielo che si annullava nel Rio. Onestamente non mi aspettavo che la persona con la quale mi sarei sentita più in sintonia dopo anni potesse essere un francese fidanzato su una barca in Amazzonia. Il destino ha un grande senso dell'umorismo a volte.
Ora sono a Manaus, con me Jorge, un ragazzo messicano di 39 anni, tatuato maya su entrambe le braccia che avevo conosciuto a Tabatinga: fa sorridere vedere come si sia attaccato ai miei piani per la troppa pigrizia di crearsene uno lui. Alcune persone sono così', si lasciano cullare dagli eventi e dalle cose che gli mettono gli altri davanti. Io no, almeno quando viaggio voglio essere padrona delle possibilita' che la vita mi da. Dopo un'ora ero nell'ostello, birra gelida in mano, attorno a me la città che circondava la terrazza dal tetto in legno. Un peruviano e uno svizzero attaccano ad un amplificatore i Fat Freddy's Drop e capisco che sono nel posto giusto. Forse stanotte vado ad una festa a casa di alcuni ragazzi brasiliani, diciamo che seguo quella che in qui chiamano "la buona onda".

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