Stanotte prendo un aereo e vado a Belem, il tempo qui a Manaus è volato ed è stato di un intensità incredibile.
L´altra sera alla fine sono andata a quella festa di brasiliani ed e´stato assurdo: se un gruppo di 6 persone straniere si presentasse ad una festa in Italia senza conoscere nessun credo che come minimo verrebbe scrutato da testa a piedi e che difficilmente sarebbero stati messi a loro agio come è successo a me.
Era un villa mezza distrutta in un quartiere residenziale di Manaus costituito per lo piu´da compounds; nel giardino avevano messo delle lanterne di carta e allestito un palco. Tutta la notte fino alle sei di mattino hanno suonato musica rock internazionale.
All´inizio mi sentivo come un pesce fuor d´acqua, ero li´con due svizzere super fricchettone, un peruviano di nome Diego che è all'ostello da 3 settimane, un gallese di 39 anni fuori come un melone ma simpaticissimo. Li osservavo e da solita paranoica ho iniziato a pensare che ognuno di loro aveva la sua dimensione, tranne io. Un po' non parlare la lingua, un po´perche´era la prima volta che vedevo tanta gente in festa dopo mesi, mi sentivo rintronata. Diciamo che la Caipirinha ha aiutato a sciogliermi. Alle sette del mattino eravamo tutti perfettamente integrati, troppo forse, dato che Carl il gallese ha preso il microfono e si e´messo a cantare Sunday Blody Sunday degli U2 con un intensità´che sembrava dovesse morire domani.
sul tetto della casa c'era una sorta di capannone abusivo dove tenevano i vecchi arredamenti di un locale. Quando è spuntato il sole eravamo seduti con l'ultima birra che guardavamo i tetti della periferia. Mi sono detta che ero felice di aver seguito il mio istinto.
Quella di ieri è stata una giornata strana, nella quale la mia testa cercava conferme di qualsiasi genere e il mio corpo necessitava di riprendersi dalla resaca: spiaggia del Rio Negro. Lì, in questa sorta di Miami fluviale, ho avuto la prima conferma: il 90% delle tipe brasiliane porta il perizoma filo interdentale.
E' stato abbastanza umiliante mettersi in costume data la mia abbronzatura da tedesca con segni delle canotte, spalle e braccia nere, culo e gambe mozzarella. Una volta che ci siamo ripresi a suon di litri di acqua di cocco, alla sera siamo stati ad un concerto di musica reggae in un centro sociale molto carino e, finalmente, ho ballato un po' di reggae e conosciuto dei ragazzi e delle ragazze brasiliani. Seconda conferma del giorno: il 90% dei brasiliani e delle brasiliane sa come ballare, cosa che per noi europei è frustrante. Con me c'erano il mio collega italiano, l´amico messicano conosciuto a Leticia e Carl: il messicano ha tirato fuori tutta la sua esperianza da ex-festaiolo e ogni modo essendo latinoamericano se la cavava, Carl girava tutto il tempo con la sua inseparabile birra fingendo di capire quello che la gente gli diceva in brasiliano, poi guardavi l´italiano e lo vedevi lì, contro-tempo, agitare il polso all'aria.
Sono salita sul balcone della casetta occupata a fumare una sigaretta. Guardavo la gente passare per strada, i bambini che facevano da palo agli spacciatori, i ragazzi che si bevevano una birra fuori dall'entrata. Mi aggrappavo a qualsiasi cosa per evitare di andare lì con la testa.
Lì è a quella mattina, quando uscendo dalla doccia che dava sul salone dell'ostello mi sono trovata davanti Thomas. A lui che mi dice che sarebbe stato lì fino alla sera alle undici perchè poi aveva il volo per Rio. A lui che al mio rientro dalla spiaggia si ferma con me in terrazza, si fa raccontare della festa e mi parla, mi parla con gli occhi. La mia testa continua ad a quel momento, prima di andare al centro sociale quando sono passata a salutare le ragazze austriache che erano sul tetto ad ascoltare musica, lo trovo lì che gioca a dadi con la sua ragazza. Poi quando lei l'ha lasciato solo per andare su internet mi sono avvicinata. "Sto andando ad una festa in un centro sociale qui vicino, vuoi venire?""Non posso devo stare vicino ai bagagli perchè non fanno servizio di deposito". Quel momento in cui ho capito tutto: non era vero che erano in quell'ostello per necessità reale, né per caso."Non mi dispiaceva l'idea di vederti...","E' meglio che vado, non vorrei che Maggie si arrabbiasse".Ci siamo sorrisi. Non un bacio, non un accenno allo scambiarsi un contatto per rivedersi. In quel momento ero in piedi sulle scale che lo guardavo, per la prima volta ci osservavamo in un posto che non era la barca. Eravamo splendidi. Eravamo due persone che si erano trovate. E' incredibile quanto un addio avesse la carica emotiva e sensuale di un primo incontro, ma d'altronde nulla di quello che sentivo per lui aveva senso. "Chissà, magari in un'altra vita...", mi dice facendo il tipico sorriso da furbo che sa che dall'altra parte hanno alzato bandiera bianca. Abbasso gli occhi,"Lo spero, lo spero veramente". Avrei potuto rimanere in ostello, passare con lui ancora qualche ora, ma che senso aveva rovinare quell'immagine, quel momento.
Domani si riparte. Prossima tappa Belem.
« Le comunità virtuali non costruiscono nulla. Non ti resta niente in mano. Gli uomini sono animali fatti per danzare. Quant'è bello alzarsi, uscire di casa e fare qualcosa. Siamo qui sulla Terra per andare in giro a cazzeggiare. Non date retta a chi dice altrimenti. »
RispondiElimina(Kurt Vonnegut)
questa te la dedico con tutto il cuore! Torna presto a cazzeggiare con noi!!