mercoledì 2 maggio 2012

I Primi Passi


La prima volta che lascio la Comunità è per salire alla prima vereda in ordine di distanza da qui.
Sebbene la visita non sia propriamente di piacere -il villaggio è andato in allarme dopo che la mattina precedente un gruppo di militari ha aggirato il villaggio sbucando dalle foreste circostanti- il sentiero per arrivare a destinazione mi lascia senza fiato.
Immaginate di guadare un fiume sulle cui rive prati battuti da cavalli si alternano ad alberi secolari dai quali scendono liane che per altezza farebbero invidia ai trapezi del Cirque du Soleil. Pensate come vi sentireste nell'appoggiare i vostri piedi urbani sulle punte dei sassi che affiorano dall'acqua,  farli scavalcare centinaia di formiche grandi come un unghia che caricano pezzetti di foglia per riparasi dalla pioggia.
Per quanto una parte del cervello sia sempre diretta a ciò che questo verde cela, mi risulta impossibile non fermarmi, spalancare gli occhi più che mi è concesso per immagazzinare lo spettacolo che ho davanti. Il rio che viene imboccato da cascate indisciplinate; le palme, vere, non come quelle dei viali della riviera; le foglie grandi come cuscini, che sembrano dirti: “cullati”. E proprio quando penso di aver raggiunto il nirvana, ecco due senoras ferme sul sentiero che guardano in direzione opposta alla nostra. “Buenas!”, “Buenas” rispondono all'unisono, “Estamos esperando el lorito”. “Il lorito?” penso, “ma che diavolo...”, ed ecco che mentre continuo a camminare sul passillo incontro un pappagallo, del tutto convinto di essere un uomo, che zampetta verso le sue padrone. Meraviglia.
Arrivo alla vereda dopo due ore di risalita del monte contornata da tale paesaggio e quasi mi sono dimenticata quanto successo il giorno precedente; M. no, non l'aveva dimenticato, come potrebbe. M. ha circa 65 anni ma ne dimostra almeno dieci di più. Indossa un cappello che noi definiremmo texano (cosa alquanto noiosa) e una maglietta che ricorda la strage avvenuta alla vereda nel 2000.
L'8 Luglio di quell'anno, in seguito al passaggio perlustrativo di un gruppo di militari dell'esercito, una squadra di paramilitari (paracos in colombiano) ha fatto ingresso nel villaggio, tagliato le linee telefoniche e violentato una religiosa. In seguito, gli stessi paramilitari hanno radunato gli abitanti e in maniera arbitraria e casuale, non avendo ricevuto risposta su chi fosse il leader della comunità, hanno brutalmente ammazzato 6 persone. La motivazione, agli atti del processo che nel 2009 ha visto condannato il Maggiore dell'esercito Soramiento per aver, tra le altre cose, fornito l'elicottero che ha dato via di fuga al capo dei paramilitari responsabili dell'agguato, fu il fatto che nei giorni precedenti alla strage due bambini, trovando in una cacaotera due granate dell'esercito, avevano intelligentemente pensato di spostarle in un'area della finca non frequentata dai membri della comunità.
E' alla luce dei ricordi ancora vivi di quel giorno che M. e gli altri abitanti della vereda hanno tremato alla vista dei militari. Tutti hanno temuto che fosse il preavviso di un altro attacco paramilitare.
I miei occhi, che fino ad un istante prima erano pieni della natura più rigogliosa, ora seguivano M., che sulla schiena porta le foto delle vittime accompagnate da una scritta: “nunca olvidaremos”. Quegli stessi occhi osservavano le orme dei paracos lasciate nel fango, le recinzioni della finca distrutte dall'arroganza, dall'ignoranza, dalla cecità della violenza indottrinata.
Per un'ora sono stata seduta con lui, su una panchina tra gli alberi di cacao e succhiando canna da zucchero, a farmi raccontare di cosa significhi avere 60 anni e non aver mai conosciuto la pace, la libertà di coltivare la propria terra come meglio si decide.

Sono qui da poco ma è già abbastanza per capire che ogni giorno è segnato da dualità laceranti, incomprensibili. Ogni giorno, se da una parte ti senti immerso nel paradiso, dall'altra temi per la vita di chi magari hai appena conosciuto ma già senti vicino, temi per i tuoi compagni in accompagnamento nelle zone più pericolose; banalmente temi per l'animale, di qualsiasi specie esso sia, che attraversa una strada nel punto sbagliato, al momento sbagliato.

1 commento:

  1. Mi raccomando Nenelita..ci sono.
    Abtraços da maputo.
    PS: scrivi da Dio.

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